Le costituzioni non sono mai strutture asettiche e
svincolate dagli ambienti sociali e politici ove nascono, vivono e talvolta
tramontano. La stessa parola Costituzione ha significato polisenso, poiché
indica la fase del costituire,
al contempo la struttura complessiva dell’ordinamento e le regole di
fondo dell’istituzione giuridica. Non possiamo parlare di costituzione senza
specificare in quale contesto storico, giuridico o politico ci troviamo. Da
questo deduciamo che non esiste una definizione omnicomprensiva di
Costituzione. Tuttavia, è indispensabile evidenziare la principali
caratteristiche: la costituzione struttura la legge fondamentale dello
Stato ed ha carattere di superiorità.
La storia delle Costituzioni è figlia della storia
politica. Cresce e si sviluppa in maniera asimmetrica a partire dalle
costituzioni rivoluzionarie settecentesche (1776, Declaratin of Indipendence;
1787, US Costitution e le varie costituzioni della Rivoluzione
Francese), seguite dalle costituzioni napoleoniche e quelle della
Restaurazione. Le costituzioni liberali (carta di Luigi Filippo in Francia 1931
e cost. Belgio 1930 che influenzarono lo Statuto Albertino del 1948) si
sviluppano in parallelo al alle costituzioni dei Paesi latino-americani di
nuova indipendenza. Le costituzioni democratico razionalizzate nascono nel
primo dopo guerra, mentre è solo nel secondo dopo guerra che si diffondo
considerevolmente le costituzioni di tipo democratico sociale (Francia,
Italia, Germania…seguite da Spagna, Portogallo…).
“L’Italia è una repubblica democratica”,
soffermiamoci non sull’istituzione repubblicana ma sul regime politico
democratico. Cosa ha reso possibile nel nostro paese l’incontro del
costituzionalismo e della democrazia? Le costituzioni sono il frutto di un
processo dialettico con le teorie politiche e giuridiche che si sono
susseguite. In Italia, la dialettica tra democrazia e costituzione, ha
raggiunto una sintesi con la Costituzione del 1948.
L’intreccio
tra la democrazia e il costituzionalismo è talmente saldo che non possiamo
pensarli come separati. Eppure sul piano concettuale sono due dottrine
facilmente separabili, quanti sono stati nella storia i regimi costituzionali
non democratici? Tanti, forse troppi. Oggi, non conosciamo altra forma di
democrazia se non quella costituzionale[1]. Infatti la libertà positiva di
partecipazione alla formazione della volontà dello Stato, ha come condizione
necessaria il non impedimento dello Stato dei diritti di libertà di parola, di
stampa, di associazione, di religione ecc.(libertà negativa) perché verrebbero
meno le stesse condizioni per la partecipazione democratica[2].
Le idee democratiche sono legate alla concezione di
sovranità, e le lotte che si sono susseguite negli anni avevano come obiettivo
legare la legittimità del potere alla sovranità popolare. Come recita la nostra
costituzione “La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e
nei limiti della costituzione” (art.1.2). Il demos, ovvero l’accesso
all’agorà politica, si è accresciuto nel corso dei secoli per giungere
all’estensione del suffragio a tutti i generi, compreso quello femminile. Anche
se la questione del “corpo elettorale” è tutt’oggi aperta, quale ruolo politico
possono giocare gli “stranieri” che vivono e lavorano da anni in Italia? La
questione è dibattuta, il pensiero democratico dovrà rispondere.
Se i democratici hanno posto l’accento sulla
“sovranità popolare”, i costituzionalisti hanno lavorato sui limiti e le forme
di esercizio del potere. Se la democrazia è il governo della maggioranza, siamo
altresì convinti il rispetto dei Principi fondamentali della Costituzione è un
limite necessario per limitare l’azione di governo che altrimenti si
trasformerebbe in tirannia della maggioranza. I controlli (check and
ballance) e limiti posti all’operato del governo sono diversi, basti
pensare al controllo di costituzionalità delle leggi, oppure per riferirci al
sistema statunitense il potere di Impeachment.
Se nel 2006 possiamo considerare indissolubile il
legame tra democrazia e costruzione, dobbiamo essere coscienti che difficoltà
dell’una sono strettamente connesse all’altra. Se esiste una questione
democratica nel mondo, non possiamo slegarla dal gioco delle regole costituzionali.
La costituzione, che a sua volta è legata alla questione della legalità (rule
of law), non può essere omessa nell’osservare la qualità democratica della
nostra democrazia e delle democrazie. La grande risposta al referendum in
difesa della Costituzione Italiana, denota la voglia di maggiore democrazia nel
nostro paese. La maturazione democratica è strettamente legata al futuro della
Costituzione. Per questo, la riflessione sulle riforme costituzionali non può
prescindere dall’analisi attenta della democrazia post-moderna, senza
irrigidimenti, per produrre proposte attente alle nuove sfide della società
tecnologica e globale.
[1] N. Matteucci, Il Dizionario di Politica –
Bobbio, Matteucci, Pasquino
[2] ibidem